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Emergenza Covid-19

Da quando il Covid-19 si è diffuso, siamo stati sottoposti a un notevole stress e abbiamo sperimentato una serie di forti reazioni emotive.

Per alcuni l’impatto della pandemia si è rivelato particolarmente pesante: le persone direttamente colpite dalla malattia, coloro che hanno perso congiunti e amici (in molti casi senza poterli assistere né piangere) e chi ne ha risentito sul piano della economico. In generale però siamo stati tutti coinvolti dall’emergenza sanitaria.

 

Benché il primo lockdown sia stato uno strumento necessario di contenimento del contagio, abbiamo osservato come le ripercussioni psicologiche negative si siano amplificate notevolmente a seguito delle misure restrittive che ci hanno temporaneamente privati della dimensione sociale,.

 

Ci siamo trovati di fronte a drastici cambiamenti nello stile di vita e nell’esercizio delle nostre libertà individuali. Per alcuni il lockdown ha significato un severo confronto con la solitudine, la noia e l’ansia. Non sempre le modalità virtuali per connettersi ad amici e parenti sono state sufficienti a tollerare il lungo isolamento.

 

Per molte famiglie invece, i provvedimenti restrittivi di marzo hanno comportato un eccesso di vicinanza: molti trovati improvvisamente compressi in poco spazio, costretti forzosamente a passare molto tempo insieme e a costruire nuove regole di convivenza. La condizione di distanziamento sociale ha portato a una rapida e radicale revisione della gestione del tempo e dello spazio, le routine familiari si sono completamente scompaginate e abbiamo assistito nella maggior parte dei casi alla necessità di far coesistere il tempo del lavoro con il tempo familiare. Ciò ha prodotto per i genitori una temporanea ma significativa rimodulazione della relazione genitori-figli. Lavorare in smart working da casa e al contempo occuparsi di uno o più figli e di tutte le incombenze domestiche può davvero essere considerata un’impresa titanica!

 

Col passare del tempo possiamo aver sperimentato alti livelli di paura, stress e ansia. L'isolamento forzato è sfociato in molti casi in forti emozioni di rabbia e frustrazione e una deflessione del tono dell’umore. Possiamo esserci sentiti più irritabili e aver sofferto d’insonnia. Si tratta di reazioni emotive più che comprensibili alla fase 1.

 

Le misure restrittive attuate durante il lockdown, per quanto dure da un punto di vista psicologico, ci hanno dato però l’idea di essere relativamente al sicuro all’interno delle nostra mura domestiche. La fase 2 ci ha posto invece un’altra grande sfida: abbiamo riacquistato gran parte della nostra libertà, ma questo ci ha fatto sentire molto più insicuri di prima. Ci siamo confrontati con la rinuncia alla fantasia irrealistica  che la ripresa coincidesse con la fine della pandemia. Abbiamo dovuto imparare a convivere con il virus e con la paura del contagio.

 

Dopo un’estate con una drastica riduzione dei casi, al rientro dalle vacanze abbiamo dovuto fronteggiare un’amara sorpresa: i contagi hanno ripreso a salire e ci siamo ritrovati nella cosiddetta seconda ondata. Le regioni italiane hanno iniziato a tingersi di colori diversi: rosso, arancione e giallo. Abbiamo dovuto accettare l’impossibilità di progettare e l’incertezza associata all'imprevedibilità dell'ambiente è diventata fonte di grande affaticamento psicologico.

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Il Covid-19 è stato paragonato a una sorta di tsunami, ci ha travolti tutti e in alcuni casi ha portato a galla malesseri già esistenti, enfatizzandoli. Può essere utile ricorrere tempestivamente ad aiuti psicoterapeutici per superare la traumaticità dell’esperienza e tutelarsi da effetti negativi a lungo termine.

Contatti

Dott.ssa Sonia Castelli

Tel: 320/4121492

E-mail: sonia.castelli@yahoo.it

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